La chiesetta di San Carlo alle Rottole, risalente al XII secolo, prende il nome dal quartiere delle Rottole, che sino al XIX secolo era un piccolo e isolato borgo rurale con qualche cascina e la piccola chiesa romanica.
Il borgo, oggi non più identificabile per la massiccia urbanizzazione, era ubicato all’inizio di viale Palmanova, subito a ridosso della massicciata ferroviaria.
La chiesa, negli anni ’60, nella Milano del “boom economico”, fu oggetto di uno sconcertante caso di speculazione edilizia, infatti, la struttura che oggi si vede, in via Palmanova 22, attorniata da un condominio, è un clone ricostruito nel 1966.
La facciata della chiesa di San Carlo è tripartita da lesene e sormontata da un frontone e da un campanile a cono cestile. Sul frontone separato dalla parte inferiore della facciata da un tettuccio spiovente, c’era, anche se sbiadita dai secoli, l’effige di San Carlo Borromeo.
La Chiesa, pur se sconsacrata, per il suo particolare interesse storico, era stata messa sotto il vincolo della Sovraintendenza nel 1961. L’impresa che stava costruendo i palazzi che attorniano la chiesetta nonostante fosse stata a conoscenza del vincolo, prese la sciagurata decisione di abbatterla: “… fra il 5 ed il 7 ottobre di quest’anno San Carlo alle Rottole è stata rasa fulmineamente al suolo. Sparito tutto in poche diaboliche ore. Tutto buttato via, arte, storia, cultura, quasi pattume e carogna… “ (L’Italia rovinata dagli italiani, a cura di Vittorio Emiliani, Rizzoli, 2009).
L’episodio non passò sotto silenzio come i costruttori speravano, ma suscitò un’ondata di proteste, ebbe un’eco a livello nazionale con ripercussioni anche in Parlamento.
Infatti nella seduta del 6 marzo 1964 alla camera dei Deputati, gli onorevoli Giorno e Biaggi Francantonio, hanno presentato una interrogazione al ministro della pubblica istruzione, «… per conoscere se intenda intervenire con urgenza contro i distruttori della chiesa di san Carlo alle Rottole in Milano, monumento del XII secolo posto sotto il vincolo della sovrintendenza ai monumenti della Lombardia . Tale distruzione è avvenuta tra il 5 ed il 7 ottobre 1963 per opera di un’impresa costruttrice, in spregio a tutti i divieti ed in offesa alla storia, all’arte e alla cultura milanese… »
Leonardo Borgese, (1904-1986), critico d’arte del Corriere della Sera dal 1945 al 1967 (poi gli è subentrato Dino Buzzati), che con la sigla l.b. firmava i suoi polemici articoli di denuncia contro le devastazioni che andava subendo il patrimonio artistico italiano per ben 3 volte sulla terza pagina del Corriere scrisse un elzeviro sull’argomento. Una prima volta, il 16 ottobre 1963, poi il 25 gennaio 1964 ed infine il 3 aprile 1965.
Il costruttore a sua discolpa presentò documentazioni che tentavano di dimostrare la sua correttezza, imputando la demolizione a lungaggini burocratiche degli Uffici Tecnici Comunali.
Fu solo parzialmente creduto e gli fu comunque imposto di ricostruire la chiesetta.
La chiesa, fu ricostruita nel 1966 con parte delle macerie che non erano state asportate, sotto la direzione dell’arch. Liliana Grassi, che già aveva partecipato al restauro dell’ex ospedale Maggiore di Milano del Filarete, colpito dai bombardamenti e del suo successivo adattamento a nuova sede dell’Università degli Studi di Milano.
La nuova struttura, esternamente in apparenza simile alla precedente, (gli interni sono andati irrimediabilmente perduti) non è mai stata utilizzata per finalità religiose, per un breve periodo è stato utilizzata come studio di ingegneria, poi come esercizio commerciale, in seguito è stata sequestrata dal tribunale di Milano.
Attualmente, come un qualsiasi capannone periferico dismesso è in abbandono da anni, è imbrattato da scritte e ha in bella vista un cartello VENDESI … … … … …
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