Il dialetto milanese ha risentito degli influssi di tutti i popoli che nei secoli scorsi sono “passati” da Milano. Questa mescolanza di culture diverse ha arricchito il vocabolario e vivacizzato la cultura milanese. La lingua dei CELTI ha costituito il sostrato (*) del dialetto milanese, il latino portato dai ROMANI, innestato sulle vulgate celtiche locali ha avviato il processo che porterà alla formazione della grande famiglia delle lingue neolatine. La lingua dei LONGOBARDI ha lasciato al dialetto milanese il superstrato (**).

Gli SPAGNOLI, i FRANCESI e gli AUSTRIACI durante le loro dominazioni hanno lasciato tracce molto significative nella parlata milanese.

(*) sostrato: lingua diffusa in una data area prima che un’altra lingua si sovrapponga a essa subendo poi, nella sua evoluzione, gli influssi della prima (diz. De Mauro)

(**) superstrato: lingua che si sovrappone a quella in uso in una determinata area, influenzandone le strutture lessicali, morfosintattiche e fonetiche (diz. De Mauro)

INFLUSSO CELTICO (sostrato)

L’ influsso dei Celti (Galli per i Romani) nel milanese è inequivocabile nella fonetica, dove vi sono molti suoni presenti nella lingua francese ed assenti in quella italiana e che sono in genere di difficile pronuncia per chi è nato in altre zone d’Italia. Quando alla fine del I° secolo a.C. il latino prese il sopravvento sugli idiomi locali, l’influenza celtica rimase evidente e contaminò il latino. Ne sono un esempio la “u” lombarda (o “u” francese) scritta qualche volta alla tedesca con la dieresi “ü”, evidente trasformazione della “u” latina:

durus (latino) ,  dúr (milanese),  duro (italiano)

bucam (latino),  bús (milanese),  buco (italiano)

La “u” lombarda è presente in molte parole dialettali: stralúsc (lampo), múr (muro), ùga (uva), vún (uno), tùtt(tucc-arcaico) (tutto), lùna (luna), …

Altro tipico esempio la “o” , la cui pronuncia risulta una via di mezzo tra “o” ed “e”, come nelle parole “coeur” (cuore), foeura (fuori), foeuia (foglia); anche questo suono non ha riscontri nell’italiano. Ulteriore evidente somiglianza con il francese sono le innumerevoli parole con le vocali (ad esclusione della “a”), troncate alla fine come per “pás” (pace), “nás” (naso), temporál (temporale), bón (buono)… A distanza di oltre 25 secoli, inoltre, possiamo ritrovare nel milanese vocaboli di sicura radice celtica:

Arent (dal celtico renta) : vicino, prossimo

Ciappà (dal celtico hapà): prendere

Cavàgna ( dal celtico Kavagna): cesta, spesso costruita con rami di salice intrecciati.

Tripillà (dal celtico trippeln) : calpestare): tipico verbo milanese utilizzato quando uno è irrequieto, non riesce a stare fermo.

Rùsca (dal celtico rusc): buccia, corteccia, scorza

Aves (dal celtico aves) : polla sorgiva d’acqua.

Forèst (dal celtico fforest) : selvatico e/o selvaggio, chi viene da fuori, utilizzato poi anche dalla lingua italiana (forestiero)

Bugnón (dal celtico bunia): rigonfiamento, foruncolo, bubbone

Garón (dal celtico calon): coscia

Alcuni nomi di località hanno il nome di sicura derivazione celtica:

Milano che deriva da Medhelan, poi trasformato dai Romani in Mediolanum, che voleva significare probabilmente “luogo sacro, centro di perfezionamento in mezzo alla pianura”.

Lecco deriva dalla parola celtica leukos (bosco).

Brianza (da brig): area elevata.

Molte città inoltre molto probabilmente tutti i toponimi con i suffissi in –one, -ano, -ago, -ate sono di derivazione celtica (Vimodrone, Melegnano, Crescenzago, Segrate, …).

INFLUSSO LATINO

Ovviamente, moltissimi sono i vocaboli e modi di dire di indubbia derivazione latina. La stragrande maggioranza dei termini sono presenti sia nella parlata milanese che nella lingua italiana. Alcuni termini del dialetto milanese, di chiara derivazione latina non hanno un puntuale riscontro nella lingua italiana, alcuni di loro sono di seguito elencati:

Tósa ed il plurale tosànn (derivano dal latino tonsam): ragazza, ragazze.

Michètta (da micam): michetta, il tipico panino a rosetta milanese.

Quadrèll (dal latino quadrellum): mattone.

Slèppa (dal latino alapa): sberla, in milanese utilizzato anche definire una grossa fetta.

Stralùsc (deriva dal latino extra lux): lampo. bagliore,

Resgió e resgióra (da rectorem): indicano il capofamiglia, l’anziano”saggio”.

Te doo nagòtt (deriva da una storpiatura della frase latina “tibi do nec guttam” che significa “non ti do neanche una goccia”): tipica frase milanese per ribadire in modo perentorio “ non ti do niente”.

Arimòrtis / Arimo (riconducibile al latino “arae mortis” o altari della morte e indicavano gli altari che venivano eretti dopo un combattimento sui campi di battaglia per onorare i caduti, era un momento di tregua che tutti rispettavano: espressione utilizzata dai bambini milanesi (ma anche di altre zone del nord Italia) per interrompere, fare una pausa in un gioco.

L’espressione potrebbe anche essere derivata da alea morta est, (il gioco è morto, interrotto). E arivivis che si usa per far riprendere il gioco, deriverebbe da alea viva est, ovvero il gioco ricomincia.

Incœu (da hinc hodie): oggi

Pèrsich/Pèrsegh (da persicum): pesca/pesco.

Erborín (da herbulam) : prezzemolo

Erbión (da herbilium) : pisello

Pàlta (da paltam) : fango.

Morigioeù (da muriculum) topolino

Loeùva (da lobam) pannocchia di granoturco

Sgagnà ( da ganeare) : addentare, mordere.

Sidèll (da sitellum) : secchio

Gibóll (da gibbum): ammaccatura

Prestín/prestinee (da pristinum) : forno del pane/ panetteria, panettiere

VOCABOLI DI ORIGINE LONGOBARDA (tedesco/austriaca)

A partire dalla metà del 400 d.C. popolazioni di origine germanica (Burgundi, Ostrogoti, Unni), favorite dalla disgregazione dell’impero romano, invasero a più riprese la Lombardia. Nel 560 un altro popolo germanico, i Longobardi, cui si deve anche il nome alla regione Lombardia, occuparono stabilmente Milano e vi restarono per circa 2 secoli fino quando al seguito di Carlo Magno arrivò un’altra popolazione germanica: i Franchi. A differenza dei Romani che imposero il Latino, i germanici non imposero mai la loro lingua, quindi la parlata locale rimase sostanzialmente romanza ma lasciarono molte tracce negli idiomi locali.

Altre parole di indubbia radice tedesca si innestarono sul dialetto milanese in tempi molto più recente, all’epoca della dominazione austriaca, immediatamente prima dell’ unità d’ Italia.

topìch = deriva da una antica parola longobarda e significa inciampo, ostacolo

sgurà = lavare con energia, tirare a lucido

móchela = smettila, proveniente dall’originario longobardo mozzare

Scòss e scossaa (da schoss, che significa grembo) : grembo e grembiule. Esattamente come in italiano grembiule deriva da grembo, anche in milanese scoossaa deriva da scoos.

Baùscia (da bauschen, che si pronuncia bauscien): gonfiarsi. Tipica parola usata spesso per identificare il comportamento a volte un po’ sbruffone e supponente dei milanesi.

Ghèll e ghèi ( dal tedesco geld che si pronuncia gheld) : soldi in generale ma più esattamente identificava i centesimi. Infatti per dire che una persona o una cosa valevano poco si diceva “el var cinqu ghèi”. Utilizzata anche per identificare i centimetri.

Tóder (Deutscher): tedesco, austriaco, utilizzato a volte per indicare uno un po’ duro di comprendonio.

Sgnàppa (da schnaps): grappa

Busècca (butze) : trippa, il tradizionale piatto milanese sembra derivi da questa antica parola tedesca.

Ganivèll (da gannev): giovincello, utilizzato spesso per indicare un giovane inesperto che vuol bruciare le tappe, giovane presuntuoso.

VOCABOLI DI ORIGINE PROVENZALE

Nel dialetto milanese molti vocaboli sono riconducibili all’antico provenzale a dimostrazione degli “scambi culturali” transalpini molto importanti.

Molà (dal provenzale amoular): arrotare, da cui è derivato anche muléta (arrotino).

Setàss (dal provenzale sassetar): sedersi, accomadarsi

Boffà (da bouffar): soffiare. ansimare

Dervì (da durbir): aprire

Quattà (da descatar): coprire

Domà (dal provenzale mà):solamente, solo (es. Vègni domà mì = vengo da solo)

VOCABOLI DI ORIGINE FRANCESE

Dopo i germanici, in tempi più recenti, anche i francesi occuparono Milano e lasciarono qualche traccia evidente nel dialetto.

Sacranón (dalla frase francese “Sacrè nom de Dieu”): tipica imprecazione milanese, buona per molte occasioni (accidenti, perbacco), usata anche come epiteto ingiurioso “ti te seet on sacranón!” inteso come “sei una bestia !.

Clèr (da éclair) : saracinesca

Busción (da bouchon) : tappo

Articiòch (dal francese artichaut): carciofo, (anche in inglese risulta pressoché identico: artichoke)

Assee (dal francese assez ): abbastanza, a sufficienza (che deriva a sua volta dal latino ad satis.

Giambón (dal francese jambon: prosciutto

Paltò (dal francese paletot): cappotto

Rebellòtt (da rébellion): disordine, confusione

Fàtt (da fade): insipido.

Fránch (da francs ) : soldi.

Ciffón (da chiffon) : comodino.

VOCABOLI DI ORIGINE SPAGNOLA

Nel corso della dominazione spagnola molti sono i vocaboli che sono entrati e rimasti nella parlata milanese.

Lócch (dallo spagnolo loco): stupido, poco di buono. In milanese il termine ha un significato abbastanza simile a quello spagnolo, mentre nella lingua italiana il termine “allocco” assume il significato di imbambolato, credulone.

Fà marrón (da marro ): fare uno sbaglio, essere scoperti.

Smorzà (da smorzar, vocabolo di provenienza basca): spegnere.

Stremìzzi (dallo spagnolo estremezo) : spavento, paura

Pòss (da posado): raffermo, tipico utilizzo in “pán pòss”.

Rognà (da rosnar): brontolare

Tomàtes (da tomate): pomodoro. In tutta Europa il pomodoro ha una pronuncia simile allo spagnolo ed al milanese (tomato in Inglese e tomate in francese e tedesco) ma sono stati gli spagnoli per primi a darle un nome ed a portarlo in Europa dall’America del Sud.

Tarlùcch (da tarugo): pezzo di legno, usato in milanese per dire a uno che è uno duro a comprendere, uno zuccone.

Pìtta (da pita) gallina, in milanese ha però assunto il significato di chioccia.

Scarligà (da escarligar): scivolare

Mondeghìli/Mondeghini : le famose polpette milanese derivano dal catalano mondonguilha.

Cìtto (da chito): zitto

VOCABOLI DI ORIGINE INGLESE

fòlber o fòlbal (dall’inglese footbal): termine usato anche dall’indimenticato Gianni Brera (o come si definiva lui: Giuanbrerafucarlo) per indicare il gioco del calcio.

Sguángia (dall’inglese sgweng): termine milanese per indicare una donna di facili costumi.

Sánguis (dall’inglese sandwich): panino imbottito

Brùmm e Brumìsta (dall’inglese brougham): termini utililizzati rispettivamente per carrozza e per chi la guidava, il vetturino.

TERMINI DI ORIGINE ECCLESIASTICA

Curiosamente molti sono i vocaboli del dialetto milanesi presi dalla liturgia ecclesiastica e storpiati.

Paolòtt (da S.Paolo), usato per definire persone molto devote.

Pilàtt (da Ponzio Pilato) utilizzato come sinonimo di sporco.

Gibiléri-Gibilee (da Giubileo ) confusione, derivato probabilmente dalla confusione che si creava con la moltitudine dei pellegrini in occasione dei Giubilei.

Bosín (da Ambrogino, S. Ambrogio) venivano così definiti dai milanesi di città i lombardi a nord di Milano, genericamente i brianzoli. Probabilmente perché anche Sant’Ambrogio veniva da nord, era nato infatti a Treviri in Germania.

Fà San Michee. Il giorno di S.Michele (29 settembre) a Milano e nel suo circondario coincideva con la scadenza degli affitti, spesso succedeva che le famiglie dei mezzadri o dei braccianti agricoli dovessero lasciare la casa o i fondi per un’altra destinazione. Fà San Michee (espressione usata spesso anche da Carlo Porta), significa quindi traslocare, lasciare ogni cosa. Fà San Martìn ha lo stesso significato di fare trasloco e viene usato genericamente in tutto il resto del Nord Italia dove a differenza di Milano i contratti agricoli terminavano l’11 novembre.