" El Bias" Biagio Merati

Nella prima metà  del secolo scorso alla frazione Gobba  operava un fabbro  ferraio, il suo nome era Vincenzo Merati (1873-1938).

Biagio, un uomo dal bell’aspetto con un paio di baffi “importanti”, era da tutti conosciuto come El  Biàs, solo in pochi erano a conoscenza che all’anagrafe il suo nome era in realtà Vincenzo. 

La sua bottega si affacciava sulla via Milano (la attuale via Padova), sull’angolo sinistro della Cascina, a fianco della Posteria.

Tra la cascina Gobba (via Padova 393) e l’attuale Residence del civico 389 c’era e c’è tuttora uno spazio, in questo spazio c’era una pergola sotto la quale  El  Bias  scaldava i ferri, li plasmava a martellate sull’incudine per adattarli agli zoccoli e poi li adagiava ancora caldi sugli zoccoli e li fissava con dei chiodi.

El Bias era utilizzato da tutte le cascine circostanti che portavano da lui i cavalli da ferrare ma era anche un importante punto di riferimento per i numerosissimi carador (carrettieri) che nei primi decenni del secolo trasportavano merci lungo via Milano.

Silvio Merati in una foto degli anni '30

El Bias era aiutato nel lavoro dal figlio Silvio. Luciano Penatti, accanito melomane,  che abitava al 392, ricordava con commozione che le parole del Trovatore di Giuseppe Verdi “ … dànno di piglio ai loro ferri del mestiere; al misurato tempestar dei martelli cadenti sulle incudini…”, gli rammentavano El Bias e suo figlio quando battevano entrambi sull’incudine con perfetto sincronismo per forgiare i ferri caldi.

Angela Margutti, bambina del cortile in quell’epoca,  tutti gli anni all’approssimarsi della festività di S. Antonio (17 gennaio) ricordava e raccontava con nostalgia i falò del Bias.

Era infatti consuetudine delle campagne lombarde che il 17 gennaio in occasione della festività di S. Antonio si facessero dei grandi falò.

Le  famiglie  della  frazione Gobba  portavano legna al Biàs e lui  organizzava  un  grande  falò nelle campagne di fronte alla cascina a fianco del Lambro, ove ora c’è il parcheggio della stazione GOBBA della MM2.

Tra le frazioni si accendevano forti rivalità per avere il falò più alto, con i forconi si scuotevano le fascine per attizzare le fiamme, affinchè le lingue di fuoco ed i lapilli che salivano verso il cielo fossero visti dalle  frazioni vicine anche loro radunate attorno al loro falò. 

El Biàs morì nel 1938 e nel dopoguerra la bottega cessò di operare.  Silvio trovò occupazione presso la Innocenti e con la moglie Iris e la figlia Grazia visse alla Gobba  sino  agli anni ’60, poi si trasferì a Crescenzago in via Della Valle.

Nel dopoguerra gli spazi occupati dalla vecchia bottega furono trasformati in abitazione e vi risiedette per molti anni la famiglia Gelmi, rimase tuttavia l’apertura della bottega verso via Padova, costituita da una grande porta a 4 ante.

Negli anni ’90, nel corso delle opere di riqualificazione della cascina, l’apertura verso via Padova della bottega e della contigua vetrina della posteria vennero chiuse, cancellando per sempre le tracce dei due negozi.