La trattoria Novelli di via Padova 344 è in attività alla frazione “Tre Case” di Crescenzago da oltre un secolo, ormai tre generazioni della famiglia si sono avvicendate alla conduzione.
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Sul finire dell’800 Maria Vittadini lavorava presso la trattoria Acquabella nella periferia sud est di Milano, il nome della trattoria derivava dal nome di una roggia che scorreva nelle vicinanze, ove oggi c’è piazzale Susa. Maria conobbe Carlo Novelli che faceva il ferroviere, si sposarono e si trasferirono nella frazione Tre Case di Crescenzago dove aprirono una locanda.
A quell’epoca la locanda era in via postale Veneta 3, Crescenzago era un Comune autonomo, naturalmente via Palmanova non era ancora stata tracciata e la frazione Tre Case, conosciuta soprattutto per i numerosi lavandai, era in aperta campagna, circondata da prati e marcite.
Era comunque una zona molto frequentata perché era lungo la strada postale Veneta, arteria utilizzata per tutti i traffici verso Bergamo, Brescia ed il Veneto. Come quasi tutte le locande dell’epoca lungo le grandi strade, la locanda dei Novelli era dotata di una stalla per il ricovero dei cavalli dei viaggiatori e disponeva anche di un ampio giardino con pergolato e di un campo di bocce alla milanese.
A Carlo e Maria subentrarono nella attività il figlio Romeo e la moglie Rina Meani, appartenente alla numerosa schiera dei Meani della cascina Cattabrega. La trattoria era molto conosciuta ed apprezzata in zona, dal primo dopoguerra sino agli anni ’70 dello scorso secolo nelle serate estive ed nei giorni festivi la sala interna, il pergolato ed il gioco delle bocce erano sempre pieni di avventori.
Per gli uomini della zona la trattoria dei Novelli era diventata una tappa obbligata, era quasi impossibile passare dalle Tre Case senza entrare dal “Romeo” per un bianchino o se il tempo lo permetteva per gustare salame e pancetta con la Bonarda sotto il pergolato.
In via Padova 344, esattamente di fronte ai Novelli c’era un’altra trattoria “Antoine” che ha chiuso l’attività negli anni ‘90.
I fratelli Giuseppe (meglio noto come Peppino) e Carla Novelli, nel 1979, alla morte del padre hanno sostituito i genitori nella gestione della Trattoria.
Nel frattempo i gusti della gente sono radicalmente cambiati ma da Peppino e Carla il tempo sembra essersi fermato.
Il campo di bocce è stato smantellato alla fine degli anni ’80 mentre il servizio di ricovero dei cavalli era già cessato tra le 2 guerre.
La facciata esterna è stata rifatta negli anni ’80 senza nessuna concessione alla modernità, è rimasta identica, sulla piccola porta d’ingresso è dipinta a mano solo la scritta “TRATTORIA”.
L’arredamento interno è rimasto quello dei primi anni del ‘900 con il bancone della mescita, le perline che rivestono il muro e le travi a vista del soffittto in legno scuro. Il marmo rosso che riveste il piano del bancone presenta dei sinuosi avvallamenti che denotano tutta la sua età.
Sui muri dei locali oltre a molti quadri sono appesi i numerosi diplomi conquistati dai Novelli negli anni, tra gli altri anche quello della DeCA (Denominazione Cucina Ambrosiana), a fregiarsi di questo diploma sono quei ristoranti che, oltre a garantire l’uso di prodotti di qualità, s’impegnano a seguire le ricette delle più antiche pietanze nate all’ombra della Madonnina. In entrata è in bella evidenza anche il diploma di “bottega storica di Milano”.
Non esiste un menù scritto, viene proposto a voce, in milanese, dal sciur Peppino, non è molto vario, è immutato da decenni e rigorosamente meneghino, in inverno: minestrone con pasta corta, busecca, risotto con la luganega, cassoeula, gallina lessa, cotechino e mortadella di fegato con lenticchie o purè.
D’estate: minestrone di riso freddo, arrosto di vitello, cotoletta alla milanese e lingua salmistrata, poche le variazioni concesse.
Dopo i 2 piatti principali, per finire in bellezza, Peppino non consiglia sofisticati dessert, ma memore del detto “La buca l’è minga straca se la sa no de vaca”, propone un caprino di Montevecchia.
I vini sono rigorosamente piemonesi, ma per dissetarsi da Peppino è sicuramente più facile trovare la indimenticata spuma nera che non la Coca Cola.
L’atmosfera che si respira dai Novelli è ben nota ai frequentatori abituali, ma l’ambiente atipico della trattoria genera nei nuovi clienti reazioni discordi, sulla rete circolano giudizi molto contrastanti.
Alcuni esprimono apprezzamento incondizionato per l’ambiente naif, la cucina tradizionale e semplice e la simpatia tutta meneghina dei Novelli, altri invece esternano giudizi molto negativi.
Sono comunque molti i personaggi famosi, simboli e portatori della milanesità che discretamente hanno frequentato la trattoria dei Novelli, tra loro si possono ricordare Piero Mazzarella, Enzo Jannacci, Adriano Celentano, Roberto Brivio, Renato Pozzetto … .
Gli ambienti della trattoria sono stati più volte utilizzati come location di film o servizi fotografici. Per fare 2 esempi, nel 1979, è stata utilizzata per girare alcune scene del film “Mani di velluto”, che aveva come interpreti principali Adriano Celentano ed Eleonora Giorgi.
Nel numero 46 di “Sette”, il supplemento del “Corriere della Sera” del 23 dicembre 1989, è stato inserito un servizio fotografico per la griffe di Gianni Versace con la modella newyorchese Maria Estrada Cabrera ambientato nella trattoria Novelli.
Anche se ha sempre avuto nell’insegna la scritta TRATTORIA quella dei Novelli è sempre stata una tipica osteria milanese.
L’osteria a Milano non è mai stato un luogo dove si andava solo per bere, mangiare, giocare a carte, tirar tardi o ballare il sabato sera.
L’osteria era un luogo ove si è scritta parte della storia milanese: i moti delle 5 giornate di Milano, il movimento della scapigliatura, il socialismo milanese, le rivolte operaie, l’autunno caldo sono nati nelle fumose osterie del Bottonuto, di porta Ticinese, di Lambrate, di Brera…
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E se le osterie hanno segnato la storia di Milano, anche l’osteria Novelli, nel suo piccolo, ha segnato la storia di Crescenzago.