Il 18 marzo 1971, dalla chiesa Santa Maria Rossa di Crescenzago viene rubata l’opera d’arte  forse più preziosa presente nella chiesa: il trittico attribuito ad Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.

Pala laterale del trittico del Bergognone raffigurante Santa Cecilia.

L’opera viene in seguito fortunosamente recuperata ma per evitare ulteriori furti viene mantenuta in sagrestia e successivamente viene trasportata ed esposta al Museo Diocesano di Milano (corso di Porta Ticinese 95). Al suo posto, nella cappella consacrata nel 1503 a Santa Caterina d’Alessandria, è ancora adesso esposta una copia.

L’importanza dell’opera è confermata dal fatto che in una seduta alla Camera dei Deputati di mercoledì 2 agosto 1972, l’onorevole Angelo Nicosia , che faceva parte della Commissione Istruzione e Belle Arti durante una discussione sulla salvaguardia del patrimonio artistico cita il furto del trittico perpetrato nella chiesa di santa Maria Rossa di Crescenzago.

Ambrogio da Fossano detto il Bergognone (1453 circa-1523) fu uno dei maggiori esponenti della pittura lombarda è noto soprattutto per i numerosi affreschi nella Certosa di Pavia e per quelli nella chiesa di San Satiro a Milano, i cui frammenti rimasti sono stati trasportati e conservati a Brera.

Il trittico è un gruppo di tre oli su tavola (115 x 64; 121 x 47;120 x 47 cm.) che raffigura le sante Agnese, Caterina d’Alessandria e Cecilia rappresentate con lo stile tipico tardogotico con le palme dei martirio e con le aureole dorate, ai loro piedi inginocchiati in preghiera sono riprodotti i committenti dell’opera.

Le tre sante sono riconoscibili grazie alle iscrizioni che ci sono sopra le loro teste.

L’opera, secondo gli studiosi è collocabile nel primo ventennio del XVI secolo, fu una delle ultime opere del Bergognone e risente degli influssi dei dipinti di scuola leonardesca.

Copertina della guida del Museo Diocesano con il particolare del viso di Santa Caterina, appartenente alla pala centrale del trittico del Bergognone.

Inizialmente ci fu qualche incertezza in merito all’attribuzione dell’opera perché il trittico non compariva nelle guide antiche. Il primo ad attribuirlo al Bergognone fu lo storico d’arte Luca Beltrami in una monografia del 1895 dedicata al pittore lombardo. Successivamente altri studiosi hanno valutato il dipinto e confermato l’attribuzione di Beltrami.

Una completa analisi ed una definitiva attribuzione dell’opera si ha nel 1965, in occasione di un primo restauro con la pubblicazione di Franco Mazzini e Pinin Brambilla Barcilon.

Il 19 giugno 2001, nel chiostro di Sant’Eustorgio in occasione di un secondo restauro del trittico, Paolo Biscottini direttore del Museo Diocesano, durante la presentazione alla stampa analizza il dipinto e lo colloca cronologicamente fra il 1506 e il 1510.

Per confermare la valenza artistica del trittico e per ribadirne la bellezza, è sufficiente ricordare che in occasione della inaugurazione del museo Diocesano, il particolare del viso di Santa Caterina d’Alessandria è stato scelto per la copertina della guida ufficiale: Il Museo Diocesano di Milano. Appunti per un’inaugurazione. Omaggio al Museo che nasce. AA.VV. – Skira Editore, Milano 2001.

Unità del 19 marzo 1971 - Notizia del furto del trittico nella chiesa di S. Maria Rossa.