L’ 8 settembre 1923 furono celebrata la festa per la fine dei restauri e la solenne consacrazione della chiesa, qualche mese prima, il 13 luglio, la Commissione Prefettizia Provinciale per la conservazione dei monumenti aveva dato parere positivo all’iscrizione della Abbazia di Crescenzago nel Catalogo dei Monumenti Nazionali.
Dal primo giorno del suo insediamento quale parroco della parrocchia di Crescenzago, il 23 marzo 1919, uno degli assilli principali di don Giuseppe Roncoroni fu quello di riportare l’abbazia agli antichi splendori. Nel XV secolo la canonica di Crescenzago venne elevata al titolo di Commenda, seguirono 3 secoli in cui rivestì un ruolo importante nel territorio ed ebbe possedimenti in varie parti della Lombardia. Nel 1772 il cardinale Pozzobonelli, seguendo le direttive di Maria Teresa, l’imperatrice d’Austria ed in accordo col papa Clemente XIV, declassò la canonica di Santa Maria di Crescenzago che divenne semplice parrocchia. Seguirono quindi 2 secoli bui in cui la chiesa rimase in uno stato di abbandono sino all’arrivo di Don Roncoroni.
Don Roncoroni, ordinato sacerdote nel Duomo di Milano il 6 giugno 1903, fu destinato come coadiutore ad Acquate, un paesino ai piedi del Resegone, venne poi trasferito alla parrocchia del SS.Redentore in Milano. Nel 1918 il cardinal Ferrari lo chiamò a reggere la parrocchia di Crescenzago dopo la morte del parroco Don Carlo Parapini.
Due anni dopo la sua nomina, Don Roncoroni iniziò imponenti lavori di ristrutturazione sia all’esterno che all’interno della chiesa. Nell’opuscolo stampato nel 1928 in occasione del 25° anniversario della ordinazione sacerdotale del preposto parroco Don Giuseppe Roncoroni, riguardo le opere di ristrutturazione, si scrisse: …senza ingegneri, senza architetti, senza capomastri, il solo Don Roncoroni ed il suo fido Sanvito hanno lavorato con vera passione e con maestria, si da far ammirare anche insigni architetti, uno dei quali ha dovuto affermare che il Parroco di Crescenzago aveva compiuto un’opera che se fosse stata studiata e ritratta con disegni, approvata dai soliti comitati, vi si sarebbero dovuti impiegare cinquant’anni…
La stessa Commissione Prefettizia Provinciale per la conservazione dei monumenti che iscrisse la Abbazia di Crescenzago nel Catalogo dei Monumenti Nazionali formulò ufficialmente un plauso all’opera di restauro effettuata da Don Roncoroni.
Non tutti espressero un giudizio favorevole al tipo di restauro, ad esempio l’architetto Ferdinando Reggiori (Milano 1898-1976), nel suo Milano 1800 – 1943. Itinerario urbanistico edilizio – 1947, Milano, Edizioni del Milione, scrisse al riguardo : … dopo molte alterazioni subiva anche nell’Ottocento rimaneggiamenti, dentro e fuori. Nel 1922, il prevosto, deciso a ripristinare l’antico vi compiva radicali lavori con scarso scrupolo storico e con risultati assai dubbi…
I lavori più appariscenti riguardarono la facciata esterna. La facciata fu restaurata cercando di restituirle tutte le caratteristiche originali. La facciata, in nudo mattonato, fu vivacizzata da moderne ciotole policrome, che volevano ricordare quelle che un tempo erano esposte per le offerte, il rosone centrale venne sostituito da una trifora mentre i due oculi laterali vennero sostituiti da quattro monofore asimmetriche. Anche i portoni furono modificati: il portale centrale rifatto in marmo mentre i due laterali furono rifatti in cotto.
All’interno il pavimento fu ribassato a livello dell’originale ed il vecchio organo divenuto inservibile venne sostituito da un nuovo organo, vennero sostituite le acquasantiere e venne costruito un ambone in marmo. Don Roncoroni percepì che i suoi parrocchiani avevano una devozione speciale per la Madonna di Caravaggio e fece costruire una cripta con la raffigurazione dell’apparizione della Madonna di Caravaggio.
Inoltre il Gruppo campanario venne arricchito con una nuova campana ( la campana dei morti) portando a 6 il loro numero totale.
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Al termine delle opere di ristrutturazione, a ricordo della Consacrazione della Chiesa Restaurata, nel settembre 1923 venne editata una cartolina nella quale venne inserita una immagine dei nuovi interni della chiesa , una della facciata esterna ed una fotografia del “Parroco Don Giuseppe Roncoroni ideatore e direttore restauri“.
La fine dei restauri coincise con la fine del Comune di Crescenzago e la sua aggregazione con quello di Milano.
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